Venerdì 3 marzo 2017
Videoproiezione di Giuseppina Nicosia
“Nessuna sirena si sentì quella sera nelle ore degli attacchi terroristici. Ero nei pressi di Boulevard Saint-Germain, nel 6° arrondissement di Parigi, ma rientravo comunque nella zona rossa. Quel quartiere è ancora oggi considerato il cuore intellettuale della città, oltre a essere uno dei posti ideali per godere la vita mondana parigina. Soggiornavo vicino all’Abbazia di Saint-Germain-des-Prés, uno dei più antichi luoghi di culto cattolici della città. A pochi passi c’era la Senna, che ho sempre pensato abbia fatto un po’ da scudo quella notte. Dall’altra parte del fiume, a meno di quattro chilometri di distanza da dove mi trovavo, c’era l’inferno.
Ricordo la mia lunga passeggiata in orario aperitivo nelle vivaci vie del quartiere ricco di locali, ristoranti e famose caffetterie come il Café de Flore e Les Deux Magots. Qui un tempo erano venuti scrittori come Jean-Paul Sartre, Ernest Hemingway e Simone de Beauvoir. Ero ancora a tavola e stavo cenando quando ricevetti quella telefonata dall’Italia che mi fece comprendere solo allora quello che stava succedendo. Dall’altra parte del telefono mia madre mi stava parlando di un altro mondo o di qualcosa che percepivo come lontano da quel momento. Mi veniva difficile credere alle sue parole. In fondo da me era tutto tranquillo, almeno in apparenza. Solo dopo mi accorsi che nel ristorante dove stavo cenando era troppa la gente che se ne stava andando frettolosamente. A un certo punto la notizia degli attentati che stavano riempiendo di sangue le strade di Parigi era nota a tutti. Erano solo le 22.00. Avrei dovuto scegliere se uscire per la strada per recarmi velocemente in albergo oppure rimanere dentro quel ristorante, almeno per le ore successive. In realtà da nessuna parte c’era garanzia di salvezza. Niente mi avrebbe messo al riparo dal pericolo. Era come essere in guerra. A quell’ora i terroristi potevano essere ancora in giro e dovunque. Tutto era possibile.”